Vivere attraverso lo schermo: vite in attesa

Di recente ho avuto il piacere di fare una breve intervista con il gruppo di UISP Parma, con il quale spesso collaboro.
Le riflessioni emerse sono state tante e ho provato a raccoglierle qui.
Buona lettura!

Lo sport è relazione, movimento e socialità, la mancanza di esso è forte su tutte le fasce d’età e si sta facendo fortemente sentire. La mancanza di interazione anche tra fasce d’età diverse quali problematiche sul lungo periodo potrebbe portare?

Sul lungo periodo, abbiamo potuto notare già in prima persona che alcune cose sono cambiate, rispetto l’anno scorso.
Parlare di salute e nello specifico di salute psicologica oggi è quanto mai importante (e vi ringrazio per avermi dato la possibilità di parlarne) proprio perché molte dinamiche relazionali sono state spostate in una dimensione “attraverso lo schermo” e questo ha impattato fortemente sulla nostra percezione di benessere e a tutte le età.
Abbiamo tutti in mente un’idea di benessere e di che cosa rappresenti per noi lo “stare bene” ma questa, se ci fate caso, passa dalla possibilità di fare esperienze relazionali affettive positive.
Ci costruiamo nelle relazioni, ci nutriamo di quelle positive e stiamo male quando invece viviamo relazioni tossiche.

Parte di queste esperienze derivano proprio dalla condivisione di momenti di socialità e attività in gruppo, quali l’attività sportiva che costruisce dei momenti di complicità e intimità, esperienze emotive in grado di orientare, in grado di nutrire. Aspetti che oggi non sono garantiti o a portata di mano.

Tanto nell’ultimo anno è stato detto, gli interventi dei vari esperti non sono mancati, così come  non mancano le richieste di aiuto e le manifestazioni di disagio, il ché mi porta a pensare che sia necessario continuare a parlare di salute psicologica e muoverci nella direzione di una costruzione di una cultura della cura, del prendersi cura.

La pandemia che abbiamo dovuto affrontare e che stiamo tuttora affrontando ha messo a dura prova tutti noi, anche se in maniera diversa e su piani diversi.
Il primo lock down ci ha portato a confrontarci con aspetti di noi e del nostro ambiente famigliare a volte faticosi, altre volte sono state occasioni per tornare a conoscersi.
L’assenza delle attività sportive e di limitazioni individuali ha pesato sulla percezione del proprio benessere. Il beneficio dell’attività sportiva non è costituito solamente dagli effetti dell’allenamento e dello sforzo fisico: abbiamo visto mobilitarsi in tanti nella direzione di allenamenti casalinghi, work-out in solitaria, ma la motivazione nel corso dei mesi è fortemente scemata.
Mi riferisco proprio al piacere di stare insieme ai propri compagni e compagne, la sfida, confrontarsi nella quotidianità, ridere e scherzare in un contesto spontaneo e condiviso.


Le risorse mobilitate sono state veramente tante e a distanza di un anno, ci viene richiesto di continuare a resistere, anche se ad oggi conosciamo tutti i limiti nel tentare di mantenere vivi spazi di autenticità e spontaneità attraverso uno schermo.
Ebbene, dopo una prima fase di resistenza, le risorse e le energie possono venire meno e cominciamo ad accusare una fatica che non si esaurisce.
Gli esseri umani funzionano proprio così.

Ci accorgiamo che l’alimentazione cambia, chi fuma spesso fuma di più, lo stile alimentare cambia, il sonno cambia e improvvisamente ci troviamo nella situazione di non riuscire a prendere sonno e di essere sempre stanchi, oppure a svegliarci all’alba senza sapere perché, oppure risvegli notturni e pensieri che proprio non hanno nessuna intenzione di lasciarci in pace: questi sono aspetti che mi capita di cogliere quotidianamente in terapia.

Tutti questi sono segnali che non vanno lasciati cadere nel vuoto.
Sono messaggi che la nostra parte più profonda e più sana ci sta lanciando, sono tentativi di equilibrio che però non stanno più funzionando.
È importante per questo, poterli leggere e non rimanere da soli nel gestirli e non fare finta di niente: questo vale per tutti indipendentemente dall’età.

È  come quando con lo sforzo fisico, un muscolo ci sta facendo male e ci sta segnalando da giorni, che forse dobbiamo prendercene cura: se continuiamo a sforzarci rischiamo di strapparci.
La salute emotiva e psicologica funziona esattamente allo stesso modo.
Prendiamocene cura.

Francesca Carloni